Sulle montagne della Valsugana, prima destinazione al mondo ad aver ottenuto la certificazione per il turismo sostenibile secondo i criteri delle Nazioni Unite, sta nascendo un progetto innovativo di valorizzazione e riutilizzo del territorio, all'insegna del silenzio e del rispetto per la natura.
Ci troviamo a Vetriolo, 1500 metri sul livello del mare, vera e propria zona critica per il turismo della valle dopo un passato di gloria [legato alle acque termali], sopra il borgo di Levico Terme. Il passaggio della tempesta Vaia qui ha lasciato un segno indelebile, radendo al suolo ampie porzioni di bosco – bosco che però nell’emergenza ha anche saputo chiamare a sé persone con una spiccata sensibilità per gli equilibri dell'ambiente ad aiutarlo. In questo contesto la famiglia Acler di Levico, che da 65 anni gestisce con successo lo Sport&Wellness Hotel Cristallo, vedendo i «suoi» boschi in difficoltà e ricordando le proprie origini contadine, si sente chiamata in causa per rivalorizzare questi terreni, un tempo posseduti e coltivati dalle vecchie generazioni. Presi in carico una decina di ettari, hanno fondato l'Azienda agricola Macavì e con l'aiuto di amici e parenti hanno iniziato a ripulirli e a lavorarli con le proprie mani, appassionandosi ogni giorno di più a una causa che ritenevano giusta e necessaria, perché dal benessere della montagna è sempre dipeso anche quello del paese giù a valle.
Man mano, con il coinvolgimento di tecnici e istituzioni, ma soprattutto grazie all’entusiasmo dell’ultima, giovanissima generazione familiare, quel che è nato da un istinto montanaro è diventato progetto: tornare a fare silvicoltura, proteggendo quel che è rimasto del bosco, nel frattempo messo a rischio dal bostrico (un minuscolo insetto che fa morire l'abete rosso), e al contempo trasformare una parte del terreno disboscato da Vaia in coltivazioni leggere – soprattutto bacche, ortaggi, erbe officinali e fieno.
Da tutto questo, facendo tesoro della missione familiare improntata all'accoglienza, nei prossimi anni si intende far nascere anche una piccola e francescana realtà agrituristica, poche unità abitative adagiate sulla collina e improntate a quello che hanno battezzato «turismo del silenzio», per «respirare aria di libertà». Dovrà essere tutto coerente, dall'architettura reversibile e riutilizzabile all'impiego di materiali del posto, soprattutto legno, e mettendo al bando l'utilizzo del calcestruzzo. Anche le classiche fondazioni delle singole unità saranno sostituite da un concetto innovativo di ancoraggio leggero avvitato nel terreno, e quindi svitabile una volta concluso il ciclo di vita, un concetto già sperimentato nelle alpi austriache ma mai in condizioni di tale pendenza. Il punto fermo è quello di poter lasciare la terra com'era quando, un giorno, l'attività si concludesse – perché anche e soprattutto in montagna siamo solo di passaggio.
L’intento è dunque quello di creare un presidio in quota per evitare che questa parte di Vetriolo venga nuovamente lasciata incustodita.
Ma le idee non si fermano certo qui, perché i terreni si trovano tutti nelle immediate vicinanze, poche centinaia di metri, delle sorgenti della pregiata acqua minerale di Levico. E l'acqua, in queste zone, è davvero tanta: gli stessi fondi proprietà degli Acler albergano ben due sorgenti pubbliche di acqua potabile che vanno a servire le utenze della valle, e tutto intorno il prezioso liquido sgorga spontaneamente. Per cui non solo ogni attività umana e agricola deve per forza di cose essere rispettosa e particolarmente attenta, ma anche volta alla valorizzazione di questo oro bianco.
Già si delinea una rete virtuosa di collaborazioni: il cugino Paolo Ianes, agricoltore della Val di Non e presidente della Latteria sociale di Castelfondo, sosterrà i neo agricoltori alle prime armi col suo bagaglio di esperienza. Vogliono fare la loro parte anche giovani entusiasti come Michele Leonardelli, studente presso l'Istituto agrario di San Michele all'Adige e aspirante casaro guidato dalla saggezza di Gerolamo Cunico, quasi novantenne maestro del formaggio Vezzena. E poi c'è anche un progetto di apicoltura in quota pronto a mettere le ali.
Dalla montagna i nipoti stanno anche influenzando l'albergo di famiglia, giù a Levico, riportandolo alle buone tradizioni dell'arzilla bisnonna Maria. Da sempre al «Cristallo» si punta sulla qualità e sulla sostenibilità dei prodotti serviti ai clienti, ma adesso lo chef Rudi Flaim si sta preparando al ritorno degli ortaggi e delle erbe di produzione propria, che, assieme al fieno per la sauna, presto dovrebbero arrivare direttamente da Vetriolo.
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