Ivan Broll, Presidente A.S.U.C. Sopramonte; Flavio Franceschini, Presidente A.S.U.C. Vigolo Baselga; Silvano Baldessari, Presidente A.S.U.C. Baselga del Bondone; Marta Villa, antropologa culturale DSRS Università degli Studi di Trento
Il Comitato A.S.U.C. di Sopramonte
Il comitato A.S.U.C. di Sopramonte, frazione del Comune di Trento sul Monte Bondone, si è costituito il 14 luglio 1952 (come attestato dalla delibera della Giunta Provinciale di Trento) dopo consultazione popolare, a cui hanno partecipato tutti i censiti, avvenuta il 27 aprile dello stesso anno. Nel decreto di assegnazione delle terre, emanato dal Commissario agli Usi Civici, troviamo la seguente dicitura: «Quanto all’origine di dette terre, esse appartengono alla nominata frazione da immemorabile tempo. Nel libro fondiario il diritto di proprietà appare intavolato alla frazione». Vengono di seguito elencate le principali consuetudini quali: diritto di pascolo, di raccolta della legna secca, i cascami, lo strame e l’erba nei boschi, la possibilità di percepire legna da fuoco (le sorti) e utilizzo di legname da fabbrica a prezzo ridotto rispetto al mercato, il diritto di cavare sabbia e sassi. Il primo comitato era composto da Peterlana Ambino fu Giovanni in veste di Presidente, Nardelli Ludovico Valentino fu Luigi, Agostini Luigi fu Luigi, Segata Valentino fu Leopoldo e Nardelli Carlo fu Antonio come membri.
Sono stati la grande fermezza e la determinazione dei membri di diritto a favorirne l’origine con l’intento primario di proteggere e difendere i beni e i diritti collettivi che più volte nel tempo erano stati minacciati.
La costituzione del Comitato A.S.U.C. ha permesso e consentito la gestione diretta dei beni collettivi: sono stati infatti attivati diversi progetti di ricostruzione e di miglioramento del patrimonio silvo-pastoriale e in particolare le principali azioni si sono concentrate su parti di bosco, prati, strutture e strade. La comunità attraverso il Comitato A.S.U.C. è sempre stata attenta alle esigenze degli aventi diritto, ha sempre partecipato soprattutto finanziariamente a migliorare il benessere della collettività: per esempio nel 1953 il Comitato A.S.U.C. ha finanziato l’acquisto della casa circoscrizionale di Sopramonte, spesa sostenuta totalmente con i proventi derivanti dalla gestione dei beni collettivi (9.5 milioni di lire): «per il bene del paese tutto» sono stati tagliati 2000 mc di legname e con i proventi è stato possibile l’acquisto. Nel 1955 si è finanziata la costruzione della strada di collegamento tra il sobborgo e la statale e nel 1960 è stato finanziato l’acquisto della pesa pubblica e del terreno sul quale costruirla. I proventi derivati dalla gestione dei beni collettivi sono stati molto spesso utilizzati per opere pubbliche a beneficio di tutti i cittadini non solo degli aventi diritto.
La Comunità di Sopramonte è titolare di proprietà collettive, consistenti in circa 970 ettari di terre dei quali 740 sono costituiti da bosco e resinoso, 214 da prativi e 16 da terreni improduttivi (rocce). Il patrimonio consta anche di due malghe con relativi pascoli, la Brigolina e la Malghetto, il meraviglioso comparto storico di S. Anna, 3 baite site in località Cercenari (Viote), la Baita delle Api (vicina alla Brigolina), quella dei Cacciatori nella selva del Bondone e la sede della Scuola Italiana di Sci Monte Bondone, il Vason, l’edificio della Scuola Primaria di Sopramonte e un Garage nella località delle Viote, la piazza R. Cetto a Vason e i parcheggi “Montana”, “Cuna” e “Viote” nel pressi del Rifugio omonimo. La gestione di alcuni beni è in consociazione con l’Azienda Forestale Trento-Sopramonte che si è costituita nel 1954 fra il Comune di Trento e la A.S.U.C. Nella commissione Amministratrice siedono 3 rappresentanti del Comitato A.S.U.C.
A S. Anna dal 2016 il Comitato A.S.U.C. ha finanziato in collaborazione con la Soprintendenza per i beni culturali e l’Università di Padova scavi archeologi di epoca medievale che hanno coinvolto studenti nazionali e internazionali: sono stati ritrovati i resti dell’antico monastero e del cimitero. Uno dei compiti principali delle Comunità, anche attraverso il Comitato A.S.U.C., è salvaguardare il territorio. I beni collettivi hanno un importante interesse pubblico e ambientale, inoltre sono accessibili a tutti, non ci sono recinzioni. Tuttavia, al fine di conservarli intatti, senza dissiparli, si rende necessario confermarne il possesso e la diretta gestione, realizzando così un presidio di controllo sul territorio.
Il Bondone è sempre stato un luogo significativo per le risorse che possedeva e fin dal XV secolo ci sono state liti tra la Mensa vescovile e le comunità titolari dei beni collettivi per mantenerne la giurisdizione autonoma.
Il Comitato A.S.U.C. di Vigolo Baselga
Il Comitato A.S.U.C. è uno strumento per gestire i beni collettivi: è composto da semplici cittadini residenti nella frazione che si propongono e vengono eletti dai censiti per gestire una proprietà che è comunitaria e indivisa tra tutti gli abitanti del territorio.
A Vigolo Baselga i beni collettivi comprendono una malga (malga di Vigolo) e tre baite (Baita dei Vigoi, Baita dei Sercenari e Baita dei Laresi) di dominio collettivo, più una serie di beni agrosilvopastorali.
Una delle motivazioni che ha spinto la nostra comunità a costituire il comitato A.S.U.C. è stata una importante questione ambientale. Da decenni a poco a poco il comune ha incominciato a sgretolare la proprietà collettiva che in assenza di un comitato A.S.U.C. veniva gestita dall’amministrazione pubblica. Il Comune di Trento, senza coinvolgere la comunità titolare, ha costruito diversi manufatti su queste terre e preso importanti decisioni relative alla gestione delle risorse silvo-pastorali. Ad esempio è stato ipotizzato di costruire un parcheggio di 100 posti macchine e un parco giochi su territori in proprietà collettiva. L’unica possibilità per opporsi era di costituire il comitato A.S.U.C. Nel 2006 è stato promosso il referendum grazie al quale alle successive elezioni più dell’80% della popolazione residente ha votato i membri del comitato A.S.U.C., un momento davvero importante.
Il comitato ha quindi iniziato a gestire il patrimonio e a cercare di risanare situazioni intricate che si erano venute a creare nel periodo antecedente la gestione diretta.
Ad esempio il Centro Sportivo Trilacum sorge su un terreno paludoso bonificato tra il 1814 e il 1816 dall’Impero austroungarico. Era stato poi adibito a terreno coltivato, diviso in 100 parti, per dare la possibilità a chi non aveva campagna di potersi sostentare, per questo è sempre stato una proprietà collettiva (ma riconosciuta solo dopo una battaglia legale terminata nel 2013). Oggi viene dato in comodato d’uso gratuito alla società che da anni lo gestiva per conto del Comune di Trento. La richiesta legittima è quindi quella di un riordino fondiario per poter continuare ad amministrare con oculatezza le risorse naturali del territorio. La comunità attraverso il comitato A.S.U.C. ha fatto numerosi interventi a proprie spese per mantenere alta la biodiversità della zona nei 250 ettari di possedimento tra prati e bosco a foglia, ad esempio recuperando vecchie radure a favore degli ungulati e tenendole pulite tutti gli anni con lo sfalcio e le pulizie meccaniche affinché il bosco non prenda il sopravvento così da favorire un mosaico ecosistemico e una varianza nel paesaggio che è sinonimo di benessere e bellezza.
Purtroppo a causa dell’incuria e non controllo esercitato dall’amministrazione comunale, che gestiva il patrimonio collettivo in surroga, sono spariti i due terzi delle piante endemiche del Bondone, come testimoniato nelle pubblicazioni di Gino Tomasi, ex direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali, probabilmente a causa dell’uso massiccio di concime di sintesi al posto dello stallatico naturale prodotto dal bestiame a pascolo sulla montagna e la semina massiccia di erbe non autoctone e infestanti (la paiola/futura ad esempio soffoca le altre specie più rare e sarebbe vietata sopra certe altitudini per protegger la flora endemica come indicato dalla Convenzione delle Alpi). La comunità di Vigolo si era data una Carta di Regola nel XVI secolo, oggi è conservata presso la Biblioteca Comunale, dopo l’acquisto da un privato da parte del Comune: in questi statuti si legge nel frontespizio: «obedisci alle leggi che tu stesso hai scritto», a conferma che tutta la comunità gestiva in modo sapiente il patrimonio agrosilvopastorale del Bondone che per questo è giunto fino ai giorni nostri.
Il Comitato A.S.U.C. di Baselga del Bondone
Il Comitato A.S.U.C. si è costituito nel 2009 e anche per questa frazione l’input è venuto dalla questione legata al campeggio di Mezzavia: Il manufatto si trova su terreni di proprietà della frazione di Baselga del Bondone, che in assenza di un comitato A.S.U.C. erano gestiti dal Comune di Trento. Il campeggio costruito negli anni Settanta ha creato diverse criticità ambientali nel corso del tempo perchè mancante di servizi e di acqua, soprattutto per gli scarichi fognari nelle falde acquifere. Negli anni Novanta la popolazione della Circoscrizione del Bondone ha tentato di regolamentare quest’area, scontrandosi con le diverse amministrazioni comunali succedutesi nel tempo. Nel 2007, dopo un incendio la malga è stata ricostruita: l’Amministrazione Comunale aveva deciso quindi di ridare in gestione per 30 anni la stessa al medesimo gestore che già da 30 l’aveva utilizzata. La mancanza di voce in capitolo da parte dei residenti della frazione nella gestione di un bene proprio è stata determinante per far nascere e crescere la volontà di costituire l’ A.S.U.C.: l’unico sistema per poter essere considerati nelle scelte di governance da un gruppo esiguo di abitanti (circa 500) da parte di un Comune capoluogo (oltre 120 mila abitanti). Purtroppo l’azione di tornare alla gestione dei propri beni in modo diretto ha creato i primi dissapori con l’amministrazione pubblica. Anche in questo caso solo una battaglia burocratica durata 10 anni ha permesso di avere la conferma che titolare dei beni collettivi fosse la comunità residente in loco.
La zona del Bondone compresa tra Malga Brigolina, il complesso di San’Anna, Malga Mezavia, Malghetto e Viote è ancora un gioiello ambientale che deve rimanere tale: i tre comitati A.S.U.C. infatti stanno con tutti i mezzi a loro disposizione cercando di fermare qualsiasi tentativo di realizzare nuove costruzioni, asfaltature, collegamenti stradali a doppia corsia, parcheggi da 200/300 posti auto, come ipotizzato intorno agli anni 2010-12.
La Legge Provinciale 14 giugno 2005 n. 6 prevede che le modifiche urbanistiche fatte dai Comuni che toccano le terre civiche e cioè i beni frazionali debbano essere condivise con l’ente gestore. In realtà in alcuni casi gli aventi diritto vengono chiamati ai tavoli di concertazione dopo che i progetti sono già stati presentati o sono addirittura nelle prime fasi esecutive. Questo passaggio è servito ai comitati A.S.U.C. nel 2019 per fermare l’inserimento a PRG di un bacino di innevamento ad utilizzo degli impianti sciistici nella piana delle Viote.
Il Bondone è purtroppo una montagna povera di acqua: questa infatti, per l’innevamento, viene pompata dal fondovalle e dalle zone delle frazioni fino a 1200 mt di Mezzavia, 1600 mt delle Viote e quindi fino ai 2100 mt del Palon. Ora gli impiantisti stanno tornando alla carica per riproporre un bacino di accumulo alle Viote: sempre con acqua pompata dal fondovalle (con costi ambientali insostenibili) e motivandolo ora anche con utilizzi alternativi (balneabilità, percorsi kneipp, irrigazione agricola, protezione civile e quant’altro). I comitati A.S.U.C. non possono però essere lasciati soli in questa battaglia ed è indispensabile che anche la politica e la società civile sensibile alle tematiche ambientali facciano la loro parte.
Visto che la legge 168/2017 conferma la comproprietà intergenerazionale della proprietà collettiva è evidente l’importanza di una continua relazione con le generazioni future nelle scelte di governance che devono necessariamente essere pensate con sapienza e razionalità. Su questo spazio naturale fino ad oggi le comunità attraverso i comitati A.S.U.C. hanno saputo interpretare questo indirizzo e con ogni mezzo hanno contrastato uno sfruttamento delle risorse che avrebbe portato a un inevitabile impoverimento del territorio e a una sua compromissione senza possibilità di recupero.
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