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La A.S.U.C. di Peio: gestione oculata del proprio territorio in un ecosistema fragile


Maurizio Vicenzi, membro del comitato A.S.U.C. Peio; Marta Villa, antropologa culturale DSRS Università degli Studi di Trento



A Peio, come nel resto del Trentino, c’è un comitato A.S.U.C. che amministra i beni collettivi di proprietà della frazione: un ente privato che attraverso i capifamiglia gestisce il patrimonio agrosilvopastorale. Il rapporto con l’amministrazione pubblica è positivo in questo paese: le contrapposizioni purtroppo nascono dove ci sono interessi economici da parte di soggetti terzi su terreni in proprietà collettiva, quando la procedura di sospensione del vincolo di uso civico e concessione in uso dei beni non vengono considerati richiedendo invece l’estinzione del vincolo non riconoscendo la piena proprietà inalienabile, inusucapibile e indivisibile che è in capo alla frazione.

La differenza sostanziale che non è ancora così chiara è la seguente: se un bene è di proprietà della frazione significa che è degli abitanti di quella parte di territorio, se un bene è pubblico allora è di proprietà di tutti i cittadini del comune.

Il comitato A.S.U.C. gestisce un vasto patrimonio tra boschi, pascoli, malghe (Malga Saline, Malga Covel, Malga Giumella, Malga Talé, Malga Paludei) e strade forestali che si spingono fino a 2500 mt di quota: oltre, dove ci sono le rocce, li terreno non è in proprietà collettiva, proprio per la consuetudine a destinare a bene collettivo solo le terre che producevano delle risorse utili al sostentamento della popolazione residente.

Tra i beni collettivi gestiti dal comitato A.S.U.C. a Peio è rimasto anche l’ultimo caseificio turnario del Trentino, che produce tra gli altri prodotti il Casolet Presidio Slow Food. Il Caseificio che si trova nel complesso della Canonica vicino alla Chiesa era stato edificato dalla frazione. C’è un senso profondo in questo collegamento: la soluzione che moltissimi paesi delle Terre Alte avevano trovato, ossia di amministrare collettivamente la produzione latteo-casearia, e l’aver deciso da parte di Slow Food di presidiare un formaggio a latte crudo prodotto con latte di malga e caseificato secondo l’antica tradizione permette di narrare una storia antica e moderna allo stesso tempo.

L’acqua oggi come in passato è da considerare parte integrale dell’ambiente naturale, le sorgenti sono funzionali alla conservazione e valorizzazione dei beni collettivi quali ad esempio pascoli e bosco, tenuto conto che nel tempo la gestione del servizio di erogazione acqua potabile è affidata al Comune. Certamente le consuetudini nel tempo cambiano e alcuni diritti oggi non vengono più esercitati o perché non necessari o perché sottoposti a regolamentazione secondo normative attuali. Un esempio è l’odierna regolamentazione della raccolta dei funghi sottoposta a regole provinciali e non più a quelle frazionali. Un altro argomento oggi scottante è il risarcimento, spesso mancato, per l’occupazione senza titolo e per l’impatto ambientale delle grandi centrali idroelettriche rispetto al territorio in proprietà collettiva e che non viene riconosciuto alla A.S.U.C. Quando non vengono riconosciuti questi diritti, l’autonomia è controllata: la reale gestione autonoma diretta del territorio deve essere fatta dai cittadini che vi abitano. Nel caso di Peio, dove il territorio è compreso entro i confini del Parco Nazionale dello Stelvio si pone una sorta di contraddizione: il Parco gestisce il medesimo territorio gestito per diritto dal comitato A.S.U.C. perché bene collettivo. Si cerca quindi di instaurare un rapporto collaborativo: il territorio è della comunità, non può esserle sottratto, l’importante che anche nei nuovi Regolamenti non vengano depotenziati gli enti gestori incaricati, i comitati A.S.U.C. ad esempio, ma che ci possa essere un tavolo di concertazione.

La crisi climatica in atto ha un forte impatto sul territorio ad esempio per i terreni a pascolo, che sono fonte primaria di sostentamento per tutti coloro i quali vivono e lavorano in quota. Se non ci dovessero essere sufficienti precipitazioni, potrebbe risultare difficile monticare già dall’inizio di maggio e far salire il bestiame in alpeggio.

L’uso del territorio è cambiato e anche i comitati A.S.U.C. modificano le modalità di gestione: non si usa più in modo massiccio, come un tempo, il legname per la costruzione, ristrutturazione e il mantenimento della prima casa di abitazione, lo stesso discorso vale per il pascolo che prima era usufruito da tutti ed oggi solo da chi è rimasto allevatore. I censiti di Peio mantengono un legame forte con il proprio territorio: l’esempio più evidente è proprio il sostegno e la resistenza del Caseificio Turnario che si è opposto, mantenendosi vivo, alla politica che da decenni ha tentato di modificare la produzione casearia trentina.

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