top of page
Giovanni Stecca

Effetto delle dighe sui fiumi intrecciati

Aggiornamento: 23 giu 2021

di Guglielmo Stecca



Il fiume Tagliamento nel suo tratto prealpino (presso Forgaria nel Friuli) è il maggiore esempio di fiume intrecciato in Europa

Nelle regioni alpine e prealpine, i fiumi tendono naturalmente ad assumere configurazioni caratterizzate da alvei larghi, in cui la corrente si suddivide in molteplici canali. Questi fiumi sono detti “ad alveo intrecciato”, (in inglese, “braided rivers”), in opposizione ai fiumi “monocursali”, o “ad alveo meandriforme”, caratterizzati da alvei più stretti nei quali la corrente segue un unico corso. Le condizioni per l’esistenza dei fiumi ad alveo intrecciato sono la presenza di un elevato apporto di sedimenti dai versanti e la presenza di correnti in grado di trasportare tale materiale, il che spiega perché tali fiumi si trovino nelle regioni alpine e prealpine.


L’assetto morfologico dei fiumi è di fondamentale importanza per determinarne il valore ambientale. In particolare, i fiumi intrecciati rappresentano un ambiente unico, in grado di assolvere molteplici funzioni morfo-ecologiche, in un grado generalmente più elevato che i fiumi monocursali.

L’assetto morfologico di un fiume non è immutabile; al contrario, è atto a modificarsi nel tempo seguendo l’evoluzione di alcune fondamentali variabili di controllo. Due di queste variabili sono state menzionate nel paragrafo precedente: il regime delle portate e l’apporto di sedimenti. Una terza, importantissima variabile è la presenza di vegetazione in alveo. La vegetazione, rinforzando le sponde di barre ed isole e incrementando la resistenza idraulica, è in grado di confinare i fiumi e determinare l’assunzione di una morfologia più simile a quella meandriforme.

Nel corso degli ultimi 150 anni, la maggior parte dei fiumi intrecciati in Europa ha subito, almeno parzialmente, una transizione verso una configurazione morfologica ad alveo meandriforme. Esempi di fiumi italiani che hanno subito questa traiettoria sono il Piave e il Brenta.


Le cause di tale transizione sono state molteplici. L’apporto di sedimenti alle aste principali è stato ridotto a causa di cambiamenti nell’uso dei suoli (per esempio, della riforestazione dovuta all’abbandono della agricoltura in montagna) e da lavori di stabilizzazione dei versanti e dei torrenti montani (ad esempio, con la costruzione di briglie). Misure di protezione spondale hanno isolato i fiumi dal sedimento presente nelle piane alluvionali. Gli alvei sono stati rettificati per favorire la costruzione di infrastrutture e ricavare terra coltivabile. L’estrazione di inerti dagli alvei ha depauperato gli stessi del loro sedimento. Infine, l’incremento generalizzato della quantità di vegetazione in alveo ha ridotto la capacità degli alvei di assumere un assetto intrecciato.


Morfologia ad alveo intrecciato del Tagliamento

Le dighe hanno avuto un ruolo fondamentale nel promuovere queste alterazioni. Le dighe non consentono il deflusso del sedimento, che resta intrappolato nei laghi artificiali; producono altresì gravi alterazioni del regime delle portate, riducendo la frequenza e l’entità delle piene, favorendo quindi la colonizzazione da parte della vegetazione e alterando la capacità del fiume di trasportare sedimento.


Su questi temi, nel 2019 ho scritto con i miei tre coautori un articolo di rassegna [Stecca et al., 2019], che riassume e cerca di inquadrare in una visione unica tutte le osservazioni disponibili su questo tema. Il lavoro di classificazione e valutazione dell’impatto di ogni causa di modificazione è stato notevolmente complicato dal fatto che quasi ogni fiume analizzato è stato soggetto a molteplici cause allo stesso tempo. Sono stato in grado di dedicare tre anni di tempo allo studio di questi problemi grazie ad una borsa Marie Curie della Unione Europea. Una breve pagina divulgativa della mia attività su questi temi è disponibile all’indirizzo https://sites.google.com/view/braidsideearth.


Il mio lavoro di ricerca sostenuto dalla borsa Marie Curie si è poi concentrato su temi modellistici. La mia attività è mossa dalla osservazione che non esistono (se non a livello di ricerca) strumenti di simulazione atti a prevedere quantitativamente quale sia nel lungo termine l’effetto di una qualsiasi delle cause sopra menzionate sulla morfologia fluviale: di conseguenza, non è possibile fare uno studio preventivo di impatto di un qualsiasi cambiamento applicato ad un fiume, né, eventualmente, studiare l’efficacia di misure di riqualificazione.


Con il prezioso contributo di numerosi collaboratori, ho quindi costruito alcuni (ancora molto rudimentali) strumenti di simulazione atti a misurare l’impatto delle dighe sulle morfologie intrecciate. Nell’ultimo anno, in qualità di River Modeller presso il National Institute of Water and Atmospheric Research (Christchurch, Nuova Zelanda) mi sono occupato dell’applicazione di questi streumenti per studiare l’impatto sulla morfologia del fiume Waitaki (Nuova Zelanda) del complesso delle sbarramenti idrolettrici detto “Waitaki Power Scheme”. Nuovamente, l’immagine è molto confusa, perché, contemporaneamente alle dighe, sul Waitaki sono state introdotte altre fonti di impatto. In questo caso, è stata determinate l’introduzione di vegetazione non-nativa della Nuova Zelanda, quale il salice e la ginestra, molto più efficace della vegetazione nativa nel colonizzare gli alvei e determinare la transizione degli stessi verso un assetto morfologico più monocursale.


G. Stecca, G. Zolezzi, D. M. Hicks, N. Surian (2019) Reduced braiding of rivers in human-modified landscapes: Converging trajectories and diversity of causes. Earth-Science Reviews, 188 Volume 188, January 2019, Pages 291-311. https://doi.org/10.1016/j.earscirev.2018.10.016



Evoluzione del tratto costiero del fiume Waitaki (Nuova Zelanda) affetto dalla presenza di un complesso impianto idroelettrico e dalla introduzione di vegetazione non-nativa della Nuova Zelanda. L’incremento della presenza di vegetazione in alveo e la progressiva transizione verso un assetto più monocursale sono visibili.


“The Braided Side of the Earth: modelling the long-term morphological impact of dams on the gravel-bed braided rivers of New Zealand to support restoration of the heavily-impacted European rivers”. Marie Curie International Outgoing Fellowshsip under the European Union’s Seventh Framework Programme (PIOF-GA-2013-622886


9 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page