«Bambini rispondete all’indovinello: se una pianta, mettiamo una ninfea, raddoppiasse ogni giorno di dimensioni, quanto lago coprirebbe il giorno prima di riempirlo del tutto? Metà lago, è ovvio, cioè una superficie accettabile, quasi rassicurante. Un bel giorno c’è ancora tanta acqua per nuotare e il giorno dopo niente. Il lago è soffocato.
Anche un bambino capisce la metafora, ma noi no, sedicenti adulti progrediti e ipertecnologicizzati, che abbiamo già consumato le ricchezze terrestri ben oltre i bisogni. Non capiamo un concetto così elementare perché abbiamo perso il senso del limite, che è l’unica certezza della vita umana e di ogni vita.
Osservando le devastazioni della tempesta Vaia che ha scorticato le Alpi orientali, ne scrivono Cason e Nardelli in un libro utile e denso di pensieri, che andrebbe adottato nelle scuole se gli adulti ci andassero ancora. Ma non ci vanno neanche i bambini, speriamo presto».
Scrive così Enrico Camanni, alpinista e scrittore, nella contro-copertina della seconda edizione del libro “Il monito della ninfea. Vaia, la montagna, il limite”.
A quasi quattro anni dall'evento di maggior impatto ambientale che abbia mai sconvolto l'arco alpino, il libro s'interroga sul futuro delle foreste dolomitiche, sulla loro fragilità e sull'urgenza di ripensare al nostro rapporto con la montagna.
Con una nuova prefazione del direttore di “Dislivelli” Maurizio Dematteis, con l'aggiornamento dei dati relativi all'estrazione del legname e dell'effetto bostrico, con una corposa postfazione “Il vento e il virus” che ci parla dell'inimmaginabile che ci ha costretti almeno per un attimo a fermarci a riflettere sull'insostenibilità del nostro modello di sviluppo, il libro è infine arricchito da due corpose appendici: il Sesto Rapporto della Commissione sul clima delle Nazioni Unite (IPCC) e la proposta di “Un Green deal per le foreste dolomitiche”, una traccia di lavoro per la comunità di persone che nell'ecosistema dolomitico ragiona sul “dopo Vaia”.
Un centinaio di pagine in più, in una cornice impreziosita dall'immagine del “Drago Vaia”, l'opera realizzata con gli schianti di Vaia da Marco Martalar nel comune di Lavarone.
Per informazioni:
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